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Filo, la cultura del lavoro

Filo, la cultura del lavoro

Del team agonistico targato Max Tennis Time, potremmo definire Filippo Leonardi detto Filo “il ragioniere”. E non solo perché il tennista modenese ha conseguito il diploma di maturità presso un istituto di ragioneria, ma proprio perché trasmette la ponderatezza, l’attenzione e la pacatezza che lo contraddistinguono.
Filo gioca ormai a tennis da più di vent’anni. Se riavvolge il film della sua vita sportiva, quella che ha scelto “perché amo il tennis e il tennis è la mia vita”, si rivede in età appena scolare seguire le orme di una famiglia che ha scandito la vita in game, set e match. E probabilmente non fatica a dire, anche ora che lo sport è diventata una sorta di professione, di provare le stesse emozioni di allora, ogni volta che scende in campo.
“Il mio idolo? - dice - beh, veramente non ce n’è uno in particolare che mi abbia influenzato”. Erano gli anni di Edberg, di Becker, in Italia di Gaudenzi… Filippo il calmo gioca semplicemente perché gli piace. E perché fin dai primi colpi dimostra di saperci fare. Avete presente quelli portati per qualcosa? Per la musica, per uno strumento. Ecco, Leonardi suona bene il suo strumento a corda, fin da subito.
E siccome a Castelfranco Emilia (curiosità: appena oltre il confine provinciale, è il paese più… bolognese del Modenese, tanto che la locale Virtus gioca con la maglia rossoblù; è il paese noto per uno straordinario collezionista di auto d’epoca) non ci sono maestri che possano migliorare il talentino in erba, eccolo in viaggio per Nonantola. Per un provino: “il maestro del posto mi testa - racconta Filippo - e mi dice: se fossi in te mi iscriverei al circolo Meridiana di Casinalbo, lì troverai maestri autorevoli e avversari che possano migliorare il tuo attuale standard”. Detto e fatto. Filo ci sa fare anche col nuoto, ma il tennis è la sua prima scelta. Il battesimo è raccontato.
“Il mio primo maestro importante si chiama Elio Agnoli - racconta Filippo - poi sono passato sotto le cure di Massimo Bontempi, però ho un po’ di nostalgia per Filippo Messori, non me ne vogliano Max e Luca, perché con lui ho trascorso dieci anni importanti, sono cresciuto come persona e come atleta, riuscendo a trovare affinità di carattere e di sport. Filippo però si è trasferito in Olanda, là si è sposato, ma lo sento ancora molto frequentemente. E’ un riferimento importante per me”.
Dal passato al presente: “Per un paio di inverni mi sono allenato con Luca Pancaldi - racconta - e con lui conosco Luca Sabbioni il suo coach. Scopro che mi trovo bene, comincio a venire a giocare a Bologna… ed eccomi qui, alla Max Tennis Time, dove ho conosciuto Massimiliano Trevisan e anche Fabio Mercuri e ormai mi trovo come a casa mia”.
Il mestiere del tennista può sembrare un mestiere da privilegiato…
“E probabilmente lo siamo, non fosse perché abbiamo scelto da soli la nostra vita professionale - spiega Filo il calmo - però ci sono anche immagini stereotipate che non coincidono con la nostra vita. Certo, giriamo il mondo, vediamo posti bellissimi… Ma posso garantire che ci sono anche posti dove vai perché devi e non sono così… idilliaci. La "bella vita del tennista” è una favola: dietro alle nostre partite c'è tanto sacrificio, tante ore di allenamento, poco tempo a tua disposizione”.
Leggere per credere… “Facendo un piccolo riassunto: facciamo la preparazione nei mesi invernali tra fine Novembre e i primi di Febbraio, poi si parte con i tornei (raramente riusciamo ad avere qualche giorno libero, se vai in fondo al torneo bene e giochi tutti i giorni, se perdi a inizio settimana ti metti subito sotto ad allenarti per il prossimo)… che la gente non pensi che noi andiamo in giro giochiamo qualche partita e facciamo la bella vita visitando posti ecc. ecc. Senza contare che capita di ritrovarsi in situazioni molto molto difficili: per il cibo, per le camere di albergo, per i circoli… Chi te lo fa fare? Diciamo che le difficoltà servono, ti costringono a confrontarti a muso duro con la realtà che una persona normale affronta ogni giorno. A guardarci bene dentro, insomma, scopri che ami così tanto il tennis che sei contento e affronti volentieri le prove più dure, perché poi scendi in campo”.
Filo ha cominciato la nuova stagione in Tunisia "sono andato a fare quattro tornei sul cemento perché fino ad aprile non hai molte alternative di tornei, diciamo che li ho giocato qualche buona partita e qualche altra un po' meno, abbiamo lavorato su alcune cose in particolare e sono convinto che i frutti arriveranno”.
Ora è in Sardegna “i primi tornei sulla terra che è la mia superficie preferita: la prima settimana ho giocato male, la seconda è andata nettamente meglio anche se ho perso al secondo turno... ora vediamo la terza!”.
Se parlate con Luca Sabbioni e Massimiliano Trevisan i suoi maestri, non hanno dubbi: “Siamo assai fiduciosi su un exploit di Filo, sentiamo che potremmo sbilanciarci nel pronostico, in barba a tutte le scaramanzie” dicono.
“Luca e Max lo sanno- continua Leonardi - il mio obiettivo è quello di andare il più avanti possibile in classifica, ovviamente, facendo un passo alla volta e non pensando troppo avanti. Anch’io sono convinto che i presupposti ci siano: eccome!”.
Un buon feeling di squadra si è creato con Pancaldi e Mercuri. Come è possibile, vi chiederete, visto che il tennis è sport individuale?
“Con Luca e Fabio mi trovo benissimo, sono due ragazzi seri, tranquilli, andiamo molto d’accordo (chissà cosa pensano loro di me, dice sogghignando ndr.). E’ vero il tennis è molto individuale e in campo non guardi in faccia nessuno. Ma nell'ambito maschile, andiamo tutti molto d'accordo tra di noi. Ambiente cattivo? No, non direi...c'è molta rivalità quando te la giochi, ma quando finisci ed esci dal campo tutto termina. Beh, sì, c'è anche chi non ti va a genio: ma in percentuale piccola”.
Eccolo qui il piccolo mondo di Filippo “il ragioniere”, che ha la forma mentis di chi dà un posto preciso a tutto. Le sue parole lo mostrano come molto posato, più maturo della sua età. “ E’ forse il mio punto di forza - dice - quello di essere un ragazzo calmo e tranquillo. Per me aiuta in campo, qualcuno dice che dovrei essere almeno ogni tanto un po’ più cattivo… Non so. L’importante è la mentalità, quella di cercare di migliorare e non lasciare niente al caso”. Sai come si chiama questa, caro Filippo? Cultura del lavoro.